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Matteo Berrettini (Roma, 12 aprile 1996, altezza 196 cm) chiamato anche The Hammer (Il Martello), per la potenza del suo dritto e del suo servizio, è tra i più forti tennisti italiani di sempre. Il 31 gennaio 2022 ha raggiunto la 6ª posizione del ranking ATP ed è l’unico giocatore italiano ad aver disputato la finale del torneo di Wimbledon nel 2021 (perdendo in 4 set contro il serbo Novak Djokovic).
Dopo quasi 6 mesi di stop e una catena di infortuni lunga 2 anni, Matteo Berrettini è tornato in campo nel 2024, vincendo il torneo di Marrakech e disputando ottime partite, tra cui quella spettacolare contro Jannik Sinner a Wimbledon.
Presento una raccolta delle frasi più belle di Matteo Berrettini. Tra i temi correlati Le frasi più belle di Jannik Sinner, Le frasi più belle di Jasmine Paolini e Le frasi più belle di Nicola Pietrangeli sul tennis.
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Le frasi più belle di Matteo Berrettini
Quando le mie armi funzionano, quando la testa mi accompagna, posso fare male, sono davvero pericoloso.
Io faccio il tennista non perché lo vogliano i miei genitori o i miei allenatori, ma perché lo voglio io. La voglia di vincere è un fuoco che mi brucia dentro, ed è difficile da contenere.
Sul campo da tennis non ho segreti, conosco e riconosco ogni singola emozione, ogni gesto, ogni fragilità e ogni potenza. Il mio corpo e il mio cervello non hanno più segreti.
(Intervista al Corriere della sera, 2023)
Il tennis è uno specchio impietoso. Ti guarda dentro. Per eccellere in questo sport devi, in primo luogo, riconoscerti.
(Intervista al Corriere della sera, 2023)
Il tennis è uno sport duro, perché sei da solo, e quando diventi professionista è incredibilmente intenso. La stagione è lunga, lunghissima, spesso complicata, ma con tutte le sue difficoltà questo sport mi ha insegnato a essere come sono oggi nella vita.
(Intervista a GQ Italia, 2024)
Il tennis ti insegna a perdere. Anche i migliori, anche nelle migliori stagioni, devono bere il calice della sconfitta. Io odio perdere, ma ho sempre usato la sconfitta per migliorarmi.
(Intervista al Corriere della sera, 2023)
Separarmi dal vecchio allenatore non è stato semplice. Mi sono dato delle risposte da solo e mi sono detto che volevo continuare a giocare a tennis ad alti livelli. Chi mi conosce bene ha detto che rivedono adesso nel mio sguardo e nei miei sorrisi il Matteo del 2022 e questa è la cosa più importante.
(Matteo Berrettini, aprile 2024)
Il gossip? Superato tutto in modo positivo.
(Matteo Berrettini, aprile 2024)
Come diceva Nelson Mandela: “Io non perdo mai, o vinco o imparo”. Per esempio Wimbledon, l’anno della finale. Ho fatto un percorso incredibile e può starci, di perdere con Djokovic. Ma ero così vicino al titolo che ancora rivedo il film di quel match per capire dove potevo fare meglio.
(Intervista al Corriere della sera, 2023)
Ho conosciuto il malessere, l’obiettivo è quello di non frequentarlo più, di tenerlo lontano. E di vivere il tennis per quello che è: gioia e sfida per migliorare sé stessi.
(Intervista al Corriere della sera, 2023)
Nessuno ti può insegnare che cosa significa essere sempre sotto gli occhi di tutti.
(Intervista a GQ Italia, 2024)
Sono davvero molto felice del momento d’oro che il tennis italiano sta attraversando. Non so bene se sono stato davvero io ad aprire la strada, ma sono senz’altro onorato di avere aiutato il movimento e la Federazione a ripartire così forte.
(Intervista a GQ Italia, 2024)
I miei genitori che erano soci e sono soci in un circolo di tennis, hanno depositato una racchetta tra le mie mani, con annesse palline di gomma, quando avevo tre anni. Ma non mi piaceva, volevo fare judo e arti marziali. Poi fu mio fratello a convincermi che il tennis era più divertimento che pura fatica. A otto anni ho ripreso la racchetta e non l’ho più posata.
(Intervista al Corriere della sera, 2023)
Le persone intorno a me oggi si aspettano che io vinca. Io mi aspetto di vincere.
La rinuncia a combattere, l’inerzia negativa è l’unica sconfitta che non sopporto, non riesco a perdonarmi. Io non voglio mollare mai.
Il primo match contro Federer non ho capito neanche dove stavo, tanto ero emozionato. E stavo a Wimbledon. Mi ha ammazzato, ma è stato meraviglioso.
[Dopo aver raggiunto, primo italiano a farlo, la finale del Torneo di Wimbledon 2021 battendo Hubert Hurkacz] Non ci sono parole, mi serviranno un paio di ore per realizzare quello che è successo. [Dopo aver perso a Wimbledon 2024 con Jannik Sinner, in una delle partite più belle del torneo] Mi sono divertito, mi sentivo fiero di stare giocando contro il numero 1 del mondo, sul Centrale di Wimbledon, con milioni di italiani che ci guardavano. È una di quelle partite che tra 20 anni ricorderò con un sorriso. [Dopo aver perso a Wimbledon 2024 con Jannik Sinner, in una delle partite più belle del torneo] Ho giocato un grande match contro il numero 1 del mondo, avuto tante chance. Il livello c’è, qualcosa che ho sempre creduto ma che ora ho dimostrato. Sono felice di aver potuto pensare solo al match, non agli infortuni o al mio corpo. Sono orgoglioso di me stesso, ma anche triste per il risultato. [Dopo aver perso a Wimbledon 2024 con Jannik Sinner, in una delle partite più belle del torneo] In alcuni frangenti sono stato anche migliore, e questa è una cosa super positiva. Due errori da parte mia e alcune giocate da parte sua alla fine lo hanno fatto vincere. Considerando però l’anno da cui arrivo, i mesi che ho passato non la considero una vittoria però è un tassello positivo. Voglio giocare partite così, tornei così ed essere continuo nella mia programmazione e so che arriveranno risultati e la classifica cambierà.Mi piace competere, mettermi alla prova, cercare di superare i miei limiti. Da bambino, in vacanza, che prendessi la canoa o giocassi a ping pong, volevo e dovevo vincere.
(Intervista al Corriere della sera, 2023)
ll simbolo più importante è la rosa dei venti, il pendaglio che porto al collo, regalo di mia madre per un compleanno: è un ciondolo troppo lungo per giocarci, quando entro in campo lo appoggio sulla panchina, è un modo per portare la mia famiglia sempre con me. Mi ricorda da dove sono partito: i primi tornei, le prime trasferte, le prime gioie e delusioni. E poi i punti cardinali sono fondamentali: mi aiutano a non perdere la bussola. Tanto che me li sono tatuati sul bicipite insieme alla data di nascita di Jacopo, mio fratello, e a un portafortuna brasiliano, l’equivalente del nostro cornetto rosso.
(Intervista al Corriere della sera, 2021)
Non credo di avere maschere spesse. Credo di essere quello che sembro. Ci sono stati dei momenti, in passato, in cui non mi sono piaciuto: uscivo troppo, ero single e mi divertivo, trascurando il tennis.
Se non ho paura, c’è qualcosa che non va. Quando mi sono svegliato sereno, prima di una partita, l’ho sempre giocata male. La paura controllata è fondamentale.
Con i problemi fisici ci convivo da sempre: a 10 anni mi hanno diagnosticato una patologia genetica alla schiena e già lì avevo iniziato un percorso riabilitativo. Da allora il mio corpo tende a rallentarmi, quindi sono abituato a gestire questa situazione. Negli ultimi 2 anni, però, ci sono stati momenti in cui non mi sentivo nemmeno più un atleta, come se il mio corpo si rifiutasse di performare. Sono arrivato anche a chiedermi se davvero fossi fatto per giocare a tennis.
(Matteo Berrettini, aprile 2024)
Io mi sono imbottito di antinfiammatori per giocare quando avevo male. Anche adesso che ho avuto un virus intestinale, per scendere in campo ho preso di tutto. Con il corpo sembra tutto facile, automatico. Se ti rompi una gamba, vai dall’ortopedico. Se ad andare in tilt è la testa, questo automatismo non c’è.
(Matteo Berrettini, aprile 2024)
Dopo gli Us Open 2023 è stato il momento più difficile, durante il quale ho sentito che il serbatoio si era completamente svuotato e che facevo veramente fatica ad alzarmi dal letto la mattina. A un certo punto ho detto: adesso faccio solo le cose che mi va di fare. Ho dovuto prendermi cura di me stesso.
Il problema di questo sport è che tutto il sistema muscolare e la mente sono sottoposti a mutamenti costanti: la superfice del campo da gioco, la conseguente velocità, i viaggi con cambiamenti repentini di fuso e di clima. C’è poi una norma di comportamento che sembra il famoso comma 22 dell’esercito americano: la condizione la trovi solo giocando, ma se giochi troppo rischi.
(Intervista al Corriere della sera, 2023)
Se la mia storia può aiutare anche solo una persona, sono felice di condividerla. Non ho paura di mostrare le difficoltà che ho avuto e come ci sono passato attraverso.
(Matteo Berrettini, aprile 2024)
(Intervista al Corriere della sera, 2023)
L’ascesa di Jannik Sinner non mi preoccupa, mi stimola. E mi dà forza. Con Jannik c’è un buon rapporto e una sana rivalità, che farà bene ad entrambi.
E’ stupendo vedere i bambini, i ragazzini che ti guardano, che ti seguono, che vogliono vestirsi come te, giocare come te: è la cosa in assoluto che mi fa più piacere, perché io ero uno di loro, ero uno di quei bambini che guardava ai più grandi sognando un giorno di poter competere come loro.è stupendo vedere i bambini, i ragazzini che ti guardano, che ti seguono, che vogliono vestirsi come te, giocare come te: è la cosa in assoluto che mi fa più piacere, perché io ero uno di loro, ero uno di quei bambini che guardava ai più grandi sognando un giorno di poter competere come loro
(Intervista a GQ Italia, 2024)
Quando diventi un personaggio pubblico finisce tutto sotto gli occhi di tutti, compresi i tuoi errori e le situazioni problematiche, è il prezzo da pagare. Chiaramente sono cose che per me erano più facili da gestire quando nessuno sapeva che cosa stavo facendo
(Intervista a GQ Italia, 2024)
Stare bene con quello che ho. Da vecchio non credo che sarò il tipo nostalgico che passa le giornate a contare coppe e trofei. Lungo il percorso vedo una moglie, un figlio, una famiglia, una casa. Oggi lo sport ha il potere di rendere felici tante persone che mi circondano e io, spesso, sono felice se gli altri sono felici. Però poi mi ricordo il senso di pace che provo davanti al mare. E allora penso che la felicità sia un tramonto con Ajla [ex fidanzata di Matteo Berrrettini] e una birra in mano.
(Intervista al Corriere della sera, 2023)